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Federico Jonathan Cusin

Journalist and contemporary art historian, he lives and works between Tuscany and Venice. He combines academic research with collaborations for international cultural institutions. For Lampoon, he realises critical insights and interviews with personalities from the art system and the creative industry

Palazzo Strozzi e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presentano a Firenze Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye, in mostra fino al 18 giugno 2023

Dopo sette anni come curatrice presso Fondazione Prada a Milano, Eva Fabbris è stata nominata direttrice del museo di arte contemporanea Madre di Napoli: Lampoon l’ha intervistata

Intervista ad Andreina Contessa, Direttore del Museo storico e il Parco del Castello di Miramare in occasione della mostra Ars Botanica. Giardini di carta

Salvatore Settis riflette sull’inclusione dell’arte antica nel contemporaneo, una ricognizione attraverso alcune delle sue pubblicazioni e curatele presso Fondazione Prada

Mitteleuropea di nascita, cosmopolita e poliglotta sin da adolescente, la stilista ed ex modella di origine tedesche racconta più di quarant’anni di attività.

Dalida fece dell’intraprendenza e del dolore un testamento musicale – oggi l’involuzione del gusto guarda ad altri conforti. Si dimentica, perché, più che a ricordare, non si è allenati alla ricerca di un altro possibile

«I saw four large amphorae used in the production of wine – they directed my thoughts to antiquity, as ancient as wine culture is», Pietro Ruffo about his collaboration with Feudi di San Gregorio

313 Bowery, now Amanita, is found in the former CBGB’s – a New York City music club opened in 1973 by Hilly Kristal in Manhattan’s East Village. A conversation with Caio Twombly and Leonardo Meoni

L’arista ha realizzato Il Canto della Terra per Feudi di San Gregorio «siamo costruttori di cultura, l’artista è uno specchio deforme, concavo o convesso, uno specchio della contemporaneità»

Hussam Otaibi riceve a Firenze il riconoscimento internazionale Rinascimento+, «Il pubblico ha la responsabilità di essere degno dell’arte che guarda»