Matthieu Blazy becomes new Creative Director of Chanel

Matthieu Blazy da Chanel: che cosa significa?

Un direttore creativo che incarna equilibrio e consistenza: Matthiew Blazy è pronto a ridefinire il racconto visivo di Chanel la Grand Palais? Una storia di rigore manifatturiero, ricerca sui materiali e una visione meno effimera della celebrità

Chanel: Matthieu Blazy – il golf rosa per Jacob Elordi

Chanel rompe con la tradizione dello show di mattina e si sposta la sera per presentare la nuova collezione: il 6 ottobre, alle otto, al Grand Palais. Un gesto che assume un valore: ridefinire la liturgia della sfilata, adattandola a un resoconto più spettacolare.

Matthieu Blazy oggi a Chanel. Un uomo alto quasi 190 centimetri – la faccia da ragazzo, bella. Blazy ha dato prova di design concettuale, elaborando l’abilità artigianale e le sperimentazioni condotte con le mani e con una macchina da cucire. Un esempio, il golf rosa indossato da Jacob Elordi che mima le orecchie dell’asino: scollato a V, doppiato, dove la continuità tra i due livelli diventa speculazione del disegno. Una sintesi di quello che oggi è disegno di moda, applicazione di creatività all’artigianato – e che si pone distante dallo styling. Un golf che si può propriamente definire un pezzo: non un pezzo d’arte, ma un capo d’abbigliamento industrialmente replicato eppure capace di essere simbolo di un’intera estetica e di una più ampia visione.

Chanel: Matthieu Blazy – i direttori creativi come celebrities, il caso di Jonathan Anderson

Matthieu Blazy guida Chanel in un momento in cui i direttori creativi non sono più solo designer, ma personaggi pubblici. Negli ultimi anni la moda ha visto il concetto di fama diluirsi, catturato da influencer che hanno costruito popolarità sul ridicolo e sull’assenza di ritegno. Oggi, invece, la celebrità può coincidere con la capacità di lavorare su complessità intellettuali e visive. È un segnale di rispetto per la moda, che ne ha bisogno.

L’esempio recente è quello di Jonathan Anderson, rappresentato dall’agenzia americana UTA – United Talent Agency, che di consueto segue attori, cantanti e modelli. È la conferma che la creatività non si esaurisce più nello spazio della passerella: diventa dimensione mediatica, culturale, spettacolare. E se i direttori creativi sono ormai a loro agio nel ruolo di celebrities, quello di Chanel occupa la posizione centrale per eccellenza.

Chanel: Matthieu Blazy – chi aspettava Hedi Slimane

Il nome che molti si aspettavano era Hedi Slimane, che lo scorso autunno aveva lasciato Celine, e che Karl Lagerfeld stesso aveva più volte indicato come erede, per coerenza e per audacia. La proprietà di Chanel sembrava incline a favorirlo, mentre il management si mostrava più prudente. Il timore era che Slimane volesse intervenire su ogni aspetto del brand, dalla moda alla profumeria, fino alla comunicazione. Così come aveva tolto l’accento da Céline, ci si chiedeva quali simboli avrebbe potuto rielaborare a Chanel.

Nonostante la forza commerciale che avrebbe potuto portare con una linea uomo, la scelta è caduta su Blazy. Un segnale di equilibrio: l’immagine di un designer serio, affidabile, con un approccio rispettoso al patrimonio manifatturiero. La consistenza del suo lavoro a Bottega Veneta, basato sullo studio delle abilità di manifattura, ha rappresentato il punto di contatto più solido con Chanel.

Matthieu Blazy, dal profilo Instagram
Matthieu Blazy, dal profilo Instagram

Chanel: Matthieu Blazy – i Métiers d’Art

In Francia, esiste il riconoscimento formale e istituzionale dei Métiers d’Art: una lista di maestri e manifatture protetti come patrimonio nazionale per abilità manuale e tradizione. Chanel, con la sua sfilata di dicembre dedicata ai Métiers d’Art, mette in scena queste eccellenze, valorizzando le manifatture di proprietà della maison: tessiture, ricamatori, pelletterie.

Con Blazy, questa dimensione trova una prosecuzione naturale. La sua capacità di trasformare la tecnica in linguaggio creativo lo rende il profilo adatto per custodire e rinnovare questo patrimonio, senza snaturarlo.

Chanel: Matthieu Blazy – tweed, Coco Chanel, sostenibilità

Il tweed rimane il codice più incisivo dell’identità Chanel. Da tessuto tecnico a tela di sperimentazione, ha accolto filati bouclé, metallici e plastici, decorazioni e ricami. Il risultato è sempre stato femminile, a tratti lezioso. Ma Coco Chanel aveva introdotto una forza maschile e austera: pantaloni, divise marinare, rigore grafico. Forse è in questa tensione che Blazy potrà incidere, restituendo una parte di quell’austerità originaria al linguaggio della maison.

Un tema cruciale sarà la sostenibilità. Oggi molte delle costruzioni tessili di Chanel dipendono da fibre stabili, resine e vernici. Blazy potrebbe orientare la ricerca verso materiali e processi capaci di superare la sostenibilità come parola vuota, facendone sostanza industriale e imprenditoriale.

Chanel, Cartier e il mercato globale

La geopolitica è parte integrante del lusso contemporaneo. L’ultima sfilata Métiers d’Art si è svolta vicino a Shanghai, confermando quanto la Cina resti un mercato strategico. Cartier, altro colosso francese, ha scelto la stessa città per lanciare un progetto culturale e commerciale.

In Cina cresce un sentimento di orgoglio nazionale che premia le filiere locali; negli Stati Uniti la politica economica accentua i dazi e riduce la fluidità degli scambi. In questo scenario polarizzato, l’Europa è chiamata a ridefinirsi come potenza culturale e manifatturiera, terra di libertà e innovazione. Chanel, come marchio indipendente, rimane un osservatorio privilegiato di queste dinamiche.

Chanel: Matthieu Blazy – rigore, consistenza, rispetto

La strada è chiara: rigore. Ricostruire una filiera corta europea, restituire valore alla parola sostenibilità, dare consistenza a una comunicazione sobria e meno clamorosa. In un contesto dominato da blocchi contrapposti, l’Europa può trovare in questo un’occasione di unità.

Con Matthieu Blazy, Chanel sembra puntare su una direzione fatta di serietà e coerenza. Tre coordinate diventano centrali: rigore, consistenza, rispetto. Ed è ciò che tutti coloro che continuano a guardare alla moda con passione sperano di ritrovare nella nuova stagione di Chanel.

Carlo Mazzoni

Matthieu Blazy
Matthieu Blazy