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La musica neoclassica cura l’ansia generazionale: intervista ad Hania Rani

L’8 luglio Hania Rani è al Teatro dal Verme in occasione del Worm-Up festival, mentre annuncia un nuovo progetto sperimentale: Chilling Bambino. La musica neoclassica come cura all’ansia generazionale

Worm-Up festival: tra gli ospiti al Teatro dal Verme a Milano anche Hania Rani, l’8 luglio 

Hania Rani, pianista, compositrice e cantante polacca, si è esibita per la prima volta in concerto a Milano l’anno scorso e quest’anno torna in occasione del festival Worm-Up al Teatro dal Verme. Una nuova collaborazione tra Ponderosa Music and Art e I Pomeriggi Musicali, una rassegna con i protagonisti della scena internazionale. Hania sarà al Teatro dal Verme l’8 luglio. 

«Tutti amano l’Italia, e io non sono un’eccezione. C’è anche qualcosa di speciale in questo Paese e mi sento molto accolta, c’è qualcosa di familiare. Ho molti amici italiani, e anche nella mia crew c’è sempre almeno un italiano. Credo anche ci sia una certa facilità di comunicazione tra polacchi e italiani, siamo entrambi abbastanza diretti, espressivi, e generosi con i nostri sentimenti. Abbiamo più cose in comune che differenze».

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Hania Rani

La musica neoclassica come cura per l’ansia generazionale: con Hania Rani

L’ansia e depressione sono sempre più in aumento tra i più giovani. Il 39% degli adolescenti soffre di una sintomatologia ansioso-depressiva, secondo i dati raccolti dalla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli e Unicef. La musica, soprattutto quella neoclassica, è spesso utilizzata anche dai giovani come calmante per rilassarsi. Ha mai pensato alla sua musica come a una cura per le ansie contemporanee? «Spero lo sia. So che molte persone la usano come cura per l’ansia o magari per sentirsi meno giù – racconta Hania Rani, nata Hanna Maria Raniszewska, è una promessa internazionale della musica neoclassica e d’avanguardia – Ricevo molti messaggi, e anche durante i miei spettacoli le persone mi confessano che la mia musica è stata importante per loro. È commovente, ancora di più se a confessarlo sono uomini, perché so che per loro è più difficile confidare questo tipo di cose, soprattutto in Paesi come la Polonia o l’Italia che stanno ancora lottando con l’immagine dell’uomo che ha bisogno di essere sempre forte e senza alcuna debolezza. Queste confidenze sono sempre molto toccanti per me. Anche io uso la musica, ovviamente non la mia ma quella di altre persone, come cura per la paura, per la sensazione di disagio o di disturbo e per l’ansia. Sono felice se le persone riescono a fare lo stesso ascoltando la mia musica».

In tempi difficili e di conflitto come quelli attuali, qual è il ruolo della musica? Con Hania Rani

Nel 2022 Hania Rani è stata invitata ad esibirsi a Parigi ai concerti di Arte Piano Day 2022, al Campus Pierre-et-Marie Curie di Parigi. Sul palco la pianista indossava una giacca stile workwear, con sulla schiena la scritta in giallo Ukraine. 

«La musica non può fare troppo ma almeno non può nemmeno fare del male alle persone. Non può uccidere le persone perché non sta sparando a nessuno. Non sta facendo nulla contro l’umanità. Penso che questo sia già un grande risultato rispetto ad altre persone. La musica può insegnarti a conoscere la tua sensibilità e la tua vulnerabilità. Ti aiuta a evolvere, ascoltando un tipo di musica diverso dai tuoi gusti, impari a conoscere altre persone e le loro scelte, i loro gusti, e anche le loro scelte politiche. Penso anche che la musica sia in certi contesti un atto politico, come in Ucraina o in altri paesi, e soprattutto per me come donna fare quello che sto facendo è un grande esempio per molti altri. Anche per me stessa vedere altre donne produrre musica o mixare musica ed essere coinvolte in certi ambienti musicali, diversi dal solo ruolo di cantante, è un esempio che mi da fiducia. Poi devo dire che una volta che diventi una personalità pubblica, di qualsiasi dimensione, puoi parlare a tutti, puoi mandare dei messaggi e hai la responsabilità di farlo, di condividere consapevolezza e farlo con responsabilità e sensibilità. Un concerto è un microcosmo di un mondo ideale, perché tante persone di credenze diverse possono riunirsi, apprezzare la musica ed essere felici insieme in un posto. Anche questo è il potere della musica».

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Hania Rani

Hania Rani e la moda work wear: per essere libera sul palco e dare risalto alla musica

Hania ai suoi concerti indossa sempre look che riflettono uno stile sobrio e casual. T-shirt Basic, pantaloni e capi ispirati al workwear. «Ho avuto la fortuna di vivere in posti diversi. Ogni paese e ogni città ha una propria identità e questo mi ispira molto, soprattutto Berlino, dove vivo ora. Le città  mi ispirano molto più di quanto non facciano le tendenze. Mi piace osservare per strada le persone e ispirarmi a loro per scegliere cosa indossare sul palco. Per molti anni ho studiato musica classica e dovevo esibirmi in abiti da sera e tacchi alti e lo odiavo. Ora posso indossare quello che preferisco. Mi piace indossare una t- shirt comoda e scarpe da ginnastica perché è anche un manifesto del fatto che ho molto lavoro da fare sul palco e non ho tempo per essere elegante.  Questo è il mio piccolo manifesto,  i miei abito sono poco appariscenti e casual perché voglio essere percepita per la mia musica e allo stesso tempo sentirmi a mio agio mentre mi esibisco». 

Hania Rani: la vita tra le grandi città europee Berlino, Londra, Parigi, Varsavia

In tour in giro per il mondo da ormai un paio d’anni, Hania Rani vive ora a Berlino ma è originaria di Danzica in Polonia. «Quando componi i luoghi contano molto. Nell’ultimo periodo ho cambiato spesso posti, soprattutto l’anno scorso mi sono spostata molto e ho trascorso un paio di mesi in montagna, in un luogo molto remoto. Nell’immaginario comune le persone vedono la mia musica legata alla natura, ma in realtà non ho mai vissuto a contatto con la natura, ho sempre vissuto in città piuttosto grandi.  È stata una grande differenza vivere e stare da sola in questo luogo remoto. Ha sicuramente influenzato la musica che stavo componendo in quel periodo. Ogni singolo luogo, non solo la città, ma anche lo studio di registrazione influenza la composizione e le dà forma. Per questo che forse c’è sempre un arco di tempo per me passato il quale ho bisogno di cambiare il luogo in cui vivo. Berlino mi ha decisamente plasmato, la sua atmosfera e il suo panorama musicale. È una città molto incentrata sulla musica sperimentale ed elettronica. Ma anche Londra con la sua scena più indie, rap, e jazz mi ha influenzato. Ogni città ha la propria atmosfera e cerco di prenderne il più possibile per raccogliere ispirazioni e energia».

Hania Rani e la genesi delle musiche per il documentario Venice – Infinitely Avantgarde che racconta la storia di Venezia per i suoi 1600 anni

Nel 2022, Hania Rani ha composto le musiche per il documentario Venice – Infinitely Avantgarde. Il documentario, narrato da Carlo Cecchi, esplora Venezia, la sua apertura al mondo e al futuro, attraverso l’arte, i musei, e i canali a 1600 anni dalla sua fondazione. Attraverso la sua musica Hania Rani è riuscita a cogliere il fascino della decadenza della città sull’acqua e al contempo l’emozione del suo essere una città all’avanguardia, cosmopolita fin dalle origini. «Quando mi hanno chiesto di comporre le musiche per il documentario sono dovuta andare a Venezia per comporre le musiche. Era ancora il periodo del Covid e la città era deserta. Era surreale, spaventoso ma anche un momento prezioso. Non mi ricapiterà mai più di vedere Piazza San Marco completamente vuota, e tutti gli angoli sbalorditivi di Venezia senza turisti. Per le strade c’erano solo bambini e anziani che passeggiavano con il cane. Ho ancora un forte sentimento di malinconia per questa città, è stimolante pensare all’eco artistico quanti artisti e musicisti sono passati per la città negli anni. Nell’album c’è un brano intitolato ‘The Boat’. Questo brano è nato perché una mattina dovevamo girare delle scene del documentario al Lido e siamo usciti in barca alle quattro di mattina, quando era ancora buio. La luce dell’alba, il blu, l’oscillare della barca, ho cercato di catturare questa sensazione attraverso la musica ed è così che è nato questo brano». 

Hania Rani, non solo Chopin ma anche i maestri della neoclassica come Stravinsky e Penderecki

Originaria di Danzica, Hania Rani ha studiato musica presso la Scuola di Musica Feliks Nowowiejski di Danzica e l’Università di Musica di Fryderyk Chopin di Varsavia. Nonostante una formazione prettamente classica, Hania Rani ha sperimentato territori moderni incorporando delle sue musiche contaminazioni ambient, jazz e musica elettronica. «Naturalmente Friedrich Chopin è il compositore che più mi ha plasmato, perché, come si può immaginare in Polonia è un molto importante. Oltre a lui però direi anche Bach e la musica barocca, piace ancora adesso perché è così eclettica. Quando studiavo era difficile e complessa, mentre ora la trovo divertente. Poi mi influenza molto la musica del XX secolo, come Ravel, Debussy, ma anche compositori contemporanei che ho imparato a conoscere più tardi come Philip Glass, Steve Reich, Igor Stravinsky e Krzysztof Penderecki. Soprattutto quando lavoro su colonne sonore o su musica più astratta, molto spesso torno a Penderecki, che è un suono avanguardistico e quasi stridente, e molto spesso lo riascolto e analizzo le partiture anche per uso personale. Sono molti i compositori che mi influenzano, ma in questo momento sono più orientata verso qualcosa di barocco o abbastanza contemporaneo».

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Hania Rani

Hania Rani e l’opera di Alberto Giacometti raccolta nell’album “On Giacometti”

Rani nel 2023, è stata invitata dalla regista Susanna Fanzun a concepire le musiche per il documentario dedicato allo scultore e pittore svizzero Alberto Giacometti. Da questo lavoro ne è nato l’album “On Giacometti”, una raccolta di registrazioni composte dalla pianista polacca ispirate all’opera del famoso scultore. «Giacometti è uno dei miei artisti preferiti. L’ho scoperto negli anni dell’università e ho amato da subito le sue sculture e i suoi dipinti. Le sue opere mi parlavano davvero. Quando la regista del documentario, Susanna Fanzun, mi ha contattato è stato come se il sogno fosse diventato realtà. Quando si lavora ad un documentario si ha anche la possibilità di conoscere in modo approfondito l’artista. Ho imparato molto su Giacometti e la mia ammirazione per questo artista è cresciuta».

Suonare più pianoforti contemporaneamente è possibile se si è Hania Rani

Hania Rani nei suoi concerti si esibisce in un set unico, suonando più strumenti contemporaneamente: un pianoforte a coda W. Hoffmann su cui è appoggiato un pad controller Akai, un piano verticale, e una postazione per i sintetizzatori. Seduta al centro di un quadrato-fortezza di strumenti ne prende possesso con lievi spostamenti, il lato aperto è dedicato a far arrivare la musica al pubblico. «Soprattutto all’inizio della mia carriera, sono stata estremamente ispirata dalle performance dal vivo di Nils Frahm. Ero e sono ancora in soggezione per il numero di strumenti sul palco. Io canto anche quindi è una situazione un po’ diversa. In ogni postazione ho più di un microfono, così quando cambio posto la mia voce ha un suono diverso che dà un’atmosfera diversa alle canzoni. Mi piace stare da sola sul palco. So che la maggior parte degli artisti ama condividere il palco con altri amici per sentirsi più incoraggiati. Stare da sola sul palco è una cosa che ho imparato facendo musica classica per vent’anni e mi permette di improvvisare molto.  Preferisco vivere la maggior parte del mio tour da sola o con un amico che suona il contrabbasso e il moog. Di tanto in tanto mi piace preparare degli spettacoli più grandi perché sono meravigliosi e pieni di suoni, ma sento anche che quando siamo in tanti siamo un po’ limitati a doverci aggrappare a una certa forma e a una certa narrazione perché altrimenti sarebbe un caos. Essere da soli ti permette di cambiare l, a volte eseguo una via completamente diversa rispetto a quello pianificato in precedenza. Mi diverte molto e non mi intimidisce. Avere tanti strumenti intorno a me mi ha permesso di improvvisare di più e di provare suoni e melodie diverse durante l’esibizione, cosa che credo sia eccitante sia per il pubblico che per un musicista».

Un nuovo approccio alla voce con Hania Rani

Hania Rani è una pianista molto tecnica, ma il suo approccio alla voce è delicato. Recentemente ha iniziato nuove sperimentazioni proprio con la voce. «Per usare bene la voce penso sia necessario sentirsi a proprio agio con il proprio corpo. Riflette molto anche un periodo della tua vita o il modo in cui ti senti sicuro sul palco. Di recente ho incluso nei miei spettacoli anche una canzone molto diversa, come è diversa la mia posizione sul palco, perché sono in piedi e non sono mai stata davanti alla gente per cantare. C’è molto spazio per l’improvvisazione e sento che è qualcosa che mi interessa. Ora sono consapevole della tecnica e mi sento più sicura della mia voce, e questo mi permette di sperimentare soprattutto in studio».

Hania Rani e il nuovo progetto sperimentale: Chilling Bambino

Il repertorio di Hania Rani è in continua evoluzione e la sua ricerca si espande in campi diversi dall’ambient all’elettronica. Ora sta lavorando ad un nuovo progetto sperimentale: «C’è un piccolo progetto che ho sempre avuto in mente, e che vorrei portare avanti come progetto secondario con un nome diverso: Chilling Bambino. Si tratta di musica che concettualmente includerà solo sintetizzatori e suoni elettronici. È qualcosa che ho provato a fare e di cui ho composto un paio di prime bozze l’anno scorso, ma che in realtà eseguirò per la prima volta all’inizio di agosto in un piccolo festival di musica sperimentale. Non c’è una scadenza per questo progetto, ma è qualcosa che voglio provare. Per quanto riguarda gli altri progetti, proprio oggi ho annunciato una sorta di conclusione del mio grande tour che si sta svolgendo da sei o sette mesi e che terminerà con un tour d’insieme molto speciale, per cui ci saranno solo un paio di date in grandi città e mi esibirò con altri nove musicisti sul palco. E voglio celebrare anche questo viaggio con l’album Ghosts. Inoltre, l’anno scorso ho composto un concerto per pianoforte e orchestra sinfonica che registreremo all’inizio dell’anno. È un progetto estremamente complicato e intricato, ma ovviamente anche eccitante. È molto espressivo e torna alle mie origini acustiche, in un modo più contemporaneo e avanguardista. In più ho appena finito la colonna sonora di un film e sto per iniziare a farne un altro, quindi c’è molto in ballo».

Che cosa significa per lei ‘Ruvido’?

«Per me ruvido significa sicuramente anche sicuro di sé, perché spesso essere ruvidi è più semplice di essere docili o eleganti o. Ruvido per me è sempre collegato alla fiducia nell’accettare che qualcosa possa essere un po’ scomodo o primordiale, ma comunque sufficiente. Penso che si debba essere avere molta fiducia in se stessi per accettarlo o addirittura usarlo nella propria espressione. Ruvido, se posso collegarlo a una forma, è molto più rettangolare che rotondo, quindi c’è una sorta di angolazione. E se posso collegarlo a un sapore, è sicuramente più piccante o amaro, non certo delicato o dolce. E forse l’essere ruvido può non essere piacevole a volte, ma è sicuramente molto definito nella forma».

Domiziana Montello

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