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Pasolini, Roma e il bello sporcato dal marcio: i Salò

Il progetto performativo romano Salò ha abbandonato atmosfere oscure per l’esibizione sull’Isola della Formica per Hypermaremma. In conversazione con Giacomo Mancini e Toni Cutrone

La Danza dei Tre Tritoni

Tritone, figlio del dio del mare Poseidone, nella mitologia greca annunciava l’arrivo del padre e delle tempeste suonando un corno a forma di chiocciola, ricavato da conchiglie marine. La scorsa estate, il 25 giugno, tre tritoni con bastoni di legno in mano hanno danzato sull’Isola della Formica, minuscolo scoglio che taglia le acque del mar Tirreno nei pressi dell’Oasi di Burano in Toscana. Nessuno spettatore umano: solo il sole al tramonto, gli uccelli in volo e i rettili che abitano il minuscolo isolotto. Le tre figure ballavano riconnettendosi alle onde, vestiti di tessuti dorati – un misto di tulle di diverse grane e rasi – che cambiavano colore sotto i riflessi della luce del sole. Un annuncio dell’arrivo del crepuscolo, delle tenebre che scendono sul paesaggio marino. 

I Salò: la formazione della band

I tritoni che hanno salutato la luce e accolto l’oscurità sull’isola toscana erano tre componenti dei Salò, progetto artistico nato dall’incontro tra Giacomo Mancini, Toni Cutrone (Mai Mai Mai), Stefano Di Trapani, Cosimo Damiano ed Emiliano Maggi. Non una band in senso convenzionale, anche se musica e performance sono al centro della loro attività, ma più «uno spazio libero di espressione, dove portare in scena il frutto della nostra immaginazione senza badare a forme artistiche canoniche», dice Cutrone. Il progetto Salò prende vita nel 2018 dall’unione dei cinque nomi, tutti impegnati a lato in progetti personali e tutti noti a diverso titolo nella scena artistica di Roma, in particolare nel suo quadrante Est. La prima performance è nel 2019, in occasione della personale alla NOMAS Foundation nella Capitale di Emiliano Maggi, artista dietro ai costumi con cui i Salò vanno in scena. Il loro volto nei live non si vede mai, sempre coperto da maschere che, dice Cutrone, «ci permettono di non essere identità definite, aiutandoci ad andare sempre più in là» nei progetti e nelle esibizioni.

Festival Hypermaremma 2021

La Danza dei Tre Tritoni – prodotta con il sostegno di Cooperativa Arte Contemporanea – nell’estetica dei Salò è un’incursione verso la luce, poco presente nelle altre esperienze portate avanti finora. La performance si è svolta come parte del programma 2021 di Hypermaremma, festival che porta diversi linguaggi contemporanei – sonori, visivi, grafici – in luoghi simbolo del sud della Toscana, la Maremma. Da qui, spiegano Mancini e Cutrone, la scelta del luogo, a cui ha fatto seguito quella del concept dell’esibizione e dei costumi scelti. Dopo la Danza dei Tre Tritoni, i Salò la scorsa estate si sono esibiti per Hypermaremma anche la notte di San Lorenzo, alla Tagliata Etrusca, con il progetto Io Stella. «Una sorta di sonorizzazione della caduta delle stelle», racconta Mancini, con sonorità ambient e noise suonate al buio «per non disturbare le stelle cadenti, in una connessione tra musica e natura dove la figura viene estrapolata dal piano visivo e resta solo l’immaginario. Un capitolo più vicino alla terra, dopo il primo atto marino della Danza dei Tre Tritoni».

Salò: l’iconografia

L’iconografia di riferimento che appartiene ai Salò è quella di un mondo oscuro, fatto di streghe, roghi, sabba. Simboli rinascimentali, medievali, romani. Il nome del progetto è già in sé un manifesto di intenti. Spiega Mancini: «Salò è un riferimento all’universo pasoliniano. Il gusto per la decadenza dei costumi, di ciò che è estremo: del piacere delle cose non piacevoli». Ispirazione e riassunto dell’estetica dei Salò è la loro prima città di riferimento. «A livello di crescita artistica Roma rappresenta molto per noi.  È un posto dove trovi qualcosa che manca a tutto il resto del mondo e dove vorresti che ci fossero cose che invece sono da altre parti, un dualismo tra l’amore e l’odio per la città – che finisce per essere più amore – e il modo violento di viverla. È una città dove ridi, ma dove si crea insofferenza. Questo si manifesta nel nostro approccio all’arte».

La personalità di Roma e il sentimento bipolare che scatena non sono gli unici aspetti legati alla città che si possono cogliere nella produzione, musicale e performativa, dei Salò. «A livello immaginifico – dice Cutrone, l’unico nato fuori dalla Capitale, a Crotone – è anche il gusto decadente tipico dei suoi spazi urbani a ispirarci. A Roma convivono epoche e stili, trovi i segni di molti periodi storici. Questo si ricollega all’idea di non fissarci alcun paletto con cui esprimerci. A Roma è tutto a caso e tutto mischiato. La sua è una bellezza maltrattata. L’occhio si abitua a tradurre questa estetica e a trasporla in ciò che produci. È il bello sporcato dal marcio».

Salò – Sperimentazione

Guardando le performance dei Salò, definirli una band, anche se al centro della loro produzione c’è sempre la musica, sarebbe riduttivo. È il risultato finale che unisce suoni, costumi, location e atmosfere a caratterizzarli. Senza mai sfociare in una forma canonica. «Rimaniamo tutti attivi con molti progetti personali. Con i Salò le nostre sensibilità si uniscono, ma non diventano solo una somma matematica dei contributi di ognuno. È più un momento di creatività collettiva. Anche a livello di performance, cerchiamo di non suonare nei locali classici, preferendo luoghi non adibiti o non pensati per la musica live, per giocare con l’ambientazione e costruire l’evento sulle particolarità di ogni spazio», dice Cutrone. Una o due batterie, elettronica ambient, rock e psichedelia, anche la loro produzione musicale non segue un canale ben definito, ma nasce dall’insieme di diverse sonorità.

Salò – Malizia Rogo

Negli ultimi mesi, anche per il lungo stop ai live forzato dalla pandemia arrivata poco dopo le prime esibizioni, i Salò hanno lavorato al loro primo LP full-lenght. Da poco hanno invece rilasciato Malizia-Rogo, prima produzione su supporto fisico, per cui sono state stampate cento copie con busta in tessuto serigrafato. Su ognuna i disegni di Emiliano Maggi che ne raccontano i testi, rivisitando la figura folklorista dello stornello della campagna laziale, immerso in atmosfere barocche e rinascimentali, tra eretici e streghe. 

Hypermaremma 

Nata nel 2019, Hypermaremma è un festival artistico che si pone l’obbiettivo di far dialogare forme espressive con luoghi simbolo del territorio della Maremma. La rassegna è stata ideata dai galleristi Carlo Pratis e Giorgio Galotti. 

Giacomo Cadeddu

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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