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Mattia Mor: l’Italia, l’Ue e l’intelligenza artificiale: «Stiamo perdendo il treno»

Il Vecchio Continente si concentra sulla regolamentazione dello sviluppo tecnologico e lascia indietro il suo sviluppo. Un’occasione mancata che ci impoverirà, per il cofondatore di Emotion Network Mattia Mor

Intelligenza artificiale – può l’Europa essere protagonista? Intervista a Mattia Mor di Emotion Network

Può l’Europa imporsi nello sviluppo dell’intelligenza artificiale? Potrebbe, ma non si sta impegnando per farlo. «Stiamo perdendo il treno della storia. Siamo stati i primi a legiferare sul controllo dell’IA, lasciando però agli altri il ruolo di farla», sintetizza Mattia Mor, imprenditore ed ex deputato. È cofondatore di Emotion Network, piattaforma dietro il progetto Tech.Emotion, che indaga proprio su come sviluppare il potenziale italiano nel campo della tecnologia. Da tre anni ormai organizza un summit per discutere di questi temi. Tra gli ospiti dell’ultima edizione c’era anche Alec Ross, consulente per l’innovazione del Segretario di Stato Usa con Barack Obama. «Ha sottolineato che è come se la Cina e gli Stati Uniti stessero giocando una partita di calcio, con l’Unione europea a fare da arbitro. Stiamo perdendo una grande occasione per creare valore per i nostri abitanti. Senza dimenticare l’impatto sul lavoro», dice Mor.

Mor cita numeri precisi: «Trent’anni fa il pil dell’Unione europea era di 15 trilioni di dollari, allo stesso livello di quello statunitense. Adesso noi siamo a 18 trilioni, gli Stati Uniti a 27. Al netto della perdita del Regno Unito, è una follia pensarci: la maggior parte della crescita americana è trainata dalla tecnologia, basta guardare alle società capitalizzate in Borsa». Rimanere fuori da questa corsa è un «problema di sviluppo». Si rischia, continua Mor, di «diventare un bellissimo luogo per le vacanze e basta, come già dicono spesso i manager americani». Per rientrare in careggiata servirebbero «più investimenti in innovazione, ma in maniera congiunta europea e senza mettere barriere tra Paesi». Cosa ha in serbo il futuro per l’Ue ancora non è chiaro, specie dopo l’ultima tornata elettorale per l’Europarlamento, che ha visto avanzare – pur senza trionfare – l’armata degli euroscettici. «Non penso che a lungo termine avrà ripercussioni sull’unità del Continente, però potrebbe averle in termini di occasioni mancate. Come in tutti i campi, anche per la tecnologia serve un’Europa più unita, con un mercato di capitali comuni e la parte degli investimenti comuni. L’euroscetticismo potrebbe minare queste prospettive. Verranno implementate politiche favorevoli a livello di innovazione? Se tanto mi dà tanto no».

L’IA, l’Italia, la mancanza di investimenti e di volontà politica – il confronto con la Francia

Quale potrebbe essere in questo contesto il ruolo italiano? Grande, secondo Mor. Per ora rimane però solo sulla carta, bozza ruvida di un potenziale inespresso. «Abbiamo i talenti per diventare campioni dell’intelligenza artificiale. Antropic, una delle più grandi aziende esistenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, è fondata da due gemelli italiani, Dario e Daniela Amodei. Solo che è in America. Andando a Cupertino si trova una quantità di italiani di grandissimo valore. È come se stessimo impoverendo il nostro Paese lasciandoli andare. L’Italia può giocare questa partita. Ci deve però essere una reale volontà politica per farlo, bisogna attirare fondi esteri. Non mi pare che stia succedendo».Al momento, in Europa, se si esclude il Regno Unito, chi sta facendo meglio, sottolinea Mor, è la Francia: «Ha agito molto bene cercando di stimolare interventi nel mondo dell’innovazione». Da qualche mese a Parigi ha aperto un nuovo centro di ricerca Google dedicato all’IA, parte di un piano per lo sviluppo delle nuove tecnologie a cui il governo lavorava già nel 2018. Francese è anche una delle più grandi start-up in questo settore, Mistral, su cui ha messo gli occhi anche Microsoft.

Il G7 e l’intelligenza artificiale – tra evoluzione e regolamentazione

Eppure, il governo italiano di intelligenza artificiale negli ultimi mesi ha parlato molto. Ne ha fatto anche uno dei temi più rilevanti della sua presidenza del G7. La prospettiva però non è mai stata tanto quella dello sviluppo e della ricerca, quanto più della sua regolamentazione e di un utilizzo etico. I nodi che vengono evidenziati sono: il ruolo dell’IA nella disinformazione online, il timore per il mancato rispetto dei diritti umani, la necessità di prevenire gli abusi. Mor è parzialmente d’accordo nell’evidenziare alcune dinamiche problematiche nello sviluppo dell’intelligenza artificiale: «Avrà dei pro e dei contro. Da un lato migliorerà il lavoro, dall’altro distruggerà molti posti di lavoro. Questo è il profilo secondo me più preoccupante. Per alcuni porterà meno benessere e maggiore insicurezza. Permetterà però di fare passi da gigante dal punto di vista della lotta alle malattie e al cambiamento climatico. È chiaro che ci sono aspetti etici che andranno governati, ma questo vale per tutto. Le armi sono utili per cacciare o per uccidere le persone? I coltelli che funzione hanno? E le automobili? Così come la legge deve prevenire le truffe e tutelare i più deboli, bisogna evitare anche abusi di posizione dominante o elementi che vadano a mettere in pericolo la vita delle persone, è vero. Bisogna però ricordare che l’evoluzione non si può fermare. Tanto vale fare parte del gioco. Forse, proprio nell’ambito del G7, l’Italia potrebbe spingere per una maggiore allocazione di risorse pubbliche per l’innovazione».

Papa Francesco al G7 sull’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale è stato uno dei dossier del summit del G7 che si è tenuto a Borgo Egnazia, in Puglia, lo scorso giugno. Tra i partecipanti c’era un ospite d’eccezione: Papa Francesco. Era la prima volta che un Pontefice partecipava a un vertice dei Grandi. C’è chi ha pensato che non fosse la figura più adatta per parlare di innovazione e tecnologia. Ha definito l’IA uno «strumento indispensabile e potente», avvertendo però che c’è il «rischio concreto» che «l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi». Poi è passato all’utilizzo della tecnologia nelle guerre: «In un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonome’ per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».

Mor – precisando di essere «laico tra politica e chiesa» – dice di apprezzare Papa Francesco «nella sua tutela degli ultimi». Chiaro, continua, «che dire che l’intelligenza artificiale non può essere uno strumento per fare la guerra». Poi ribadisce: «A me preoccupa di più il discorso sul lavoro, che creerà tensioni sociali importanti. La risposta dovrebbe essere il reddito di cittadinanza? No, se mai sarebbe investire di più in educazione, per far sì che le persone si formino e si riformino, che cambino lavoro più volte. È lì che entra in azione la politica. Magari anche quella di competenza di Papa Francesco».

La proposta di legge di Mor per lo sviluppo delle start up

Innovazione e sviluppo delle imprese, soprattutto start-up, sono state il perno dell’attività politica di Mor durante il suo mandato alla Camera dei Deputati. È il settore che conosceva meglio: ancora oggi si definisce professionalmente un imprenditore. Ha girato a vario titolo intorno al settore della moda, tra Asia e Italia. All’inizio fu una linea di abbigliamento, Blomor, che intorno al 2007-2010 ha vestito migliaia di adolescenti e liceali: chi ricorda le felpe e le magliette con scritto Mojito, Cuba Libre e Caipirinha? Seguì l’e-commerce. Prima con Lazada, attiva nel Sud-Est Asiatico e acquistata nel 2016 dal Gruppo Alibaba, poi con Mei.com, con l’obiettivo di promuovere il Made in Italy sul mercato cinese.

L’elezione alla Camera dei Deputati per Mor arriva nel 2018, insieme al Pd (l’anno dopo passa a Italia Viva). Entra così nella legislatura del governo Conte I, l’esecutivo giallo-verde dell’alleanza tra MoVimento Cinque Stelle e Lega. Già il primo anno presenta la proposta di legge StartAct. Tra le varie misure, il testo promuoveva una defiscalizzazione al 70% per chi investiva in startup e PMI. «Era un disegno di legge che provava ad avere una visione complessiva. Voleva smuovere capitali. Non c’è stata alcuna volontà politica nel portarlo avanti. Non è successo né con il Conte I né con i governi successivi. Abbiamo però ottenuto dei risultati: qualche proposta è stata inserita in altri decreti, come la defiscalizzazione del capital gain. Quello che ho imparato in politica è che se devi puntare a 100 se vuoi portare a casa 10».

Emotion Network e Tech.Emotion

Terminata la sua esperienza a Montecitorio, Mor è tornato «a fare quello che sentivo di fare meglio». L’imprenditore. Nel febbraio 2020, subito prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus, cofonda Emotion Network, media company che definisce «un network of purpose». Sintetizzando, è un «gruppo di persone unite da obiettivi valoriali: spingere il potenziale umano italiano e raccontarlo attraverso la produzione di storie». Film, podcast, docu-serie. Nel 2021 arrivano i sei episodi di Tech.Emotion – Empower Human Potential. Personalità come Brunello Cucinelli, Alessandro Baricco e Patricia Urquiola discutono e si confrontano per capire cosa sia davvero, oggi, l’‘eccellenza italiana’ e di quale sia il suo rapporto con la tecnologia e l’innovazione. L’anno dopo parte il primo summit Tech.Emotion. «Raccontare storie attraverso varie forme di produzione è fondamentale per promuoversi, anche all’estero. In questo i francesi e gli americani sono molto più bravi di noi. Uno dei nostri obiettivi è fare storytelling, sia verso l’Italia che guardando oltre i nostri confini», spiega Mor.

Mattia Mor

Mattia Mor (Genova, 1° giugno 1981) si laurea in Economia Aziendale all’Università Bocconi, specializzandosi in gestione delle imprese no profit. Recita a teatro e in alcune produzioni cinematografiche e televisive. Nel 2007 fonda l’azienda di abbigliamento Blomor, poi nel 2015 si trasferisce a Singapore, dove è vicepresidente senior di Lazada. Nel 2016 passa a Mei.com. Nel 2018 viene eletto alla Camera dei Deputati. Nel 2020 è tra i co-fondatori di Emotion Network, insieme a Karin Fischer, Gianluca d’Agostino, Claude Finckenberg, Massimo Redaelli e Thomas Schneider (a cui si aggiunge subito Angelo Moratti).

Giacomo Cadeddu

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