Carta canapa Muriel
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Carta ruvida dagli scarti di tessuti in canapa e dai rifiuti cartari

Muriel riscopre la tradizione della carta prodotta con scarti di tessuti in canapa e materiali di recupero, offrendo un’alternativa alla produzione convenzionale basata sulla cellulosa

La carta, un materiale ruvido nato dagli stracci di canapa

Oggi la principale materia prima impiegata per la produzione di carta è la cellulosa, una molecola che si ricava dal legno. Produrre carta a partire dalla cellulosa non è a costo zero per l’ambiente. Si stima che negli ultimi quattro secoli il consumo di carta sia aumentato del quattrocento percento, con conseguenze in termini di deforestazione, inquinamento e dispendio d’acqua e di energia.

Un albero è sufficiente a produrre circa novemila fogli di carta in formato A4, ciascuno dei quali richiede mezzo litro d’acqua e l’impiego di prodotti chimici come ossidi di azoto, anidride carbonica e zolfo. Della carta così prodotta in Italia si ricicla ad oggi circa l’ottanta percento.

Eppure, la carta nasce proprio come materiale di riciclo. Inventata in Cina nel I secolo a.C., è stata per secoli realizzata con stracci e scarti tessili di canapa, lana, lino e cotone. Anche in Europa, dove la carta sarebbe arrivata circa millequattrocento anni dopo, fu realizzata con queste materie prime fino alla fine dell’Ottocento. La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America e la Bibbia di Gutenberg furono stampate su carta di canapa. Un materiale ruvido, poroso e resistente.

Quando la carta divenne un bene di consumo di massa, l’industria cartaria si orientò sulla cellulosa – in barba al suo impatto ambientale – perché questa permetteva di produrre maggiori quantità a prezzo inferiore e ottenere fogli più lisci. Non a caso fra i promotori del proibizionismo contro la cannabis figurava il magnate della carta statunitense William Randolph Hearst, proprietario di foreste utilizzate nella produzione cartaria. 

Il ritorno della carta in canapa: sostenibilità e sequestro di CO2

La carta di canapa presenta diversi vantaggi in termini di impatto ambientale. L’impiego di sostanze chimiche nel suo ciclo produttivo è inferiore a quello della cellulosa. La pianta di canapa non richiede fertilizzanti e pesticidi perché cresce rapidamente e si libera in autonomia dei parassiti. Necessita di un apporto d’acqua inferiore agli alberi, ma in termini di sequestro di CO2 ha una capacità quattro volte superiore. La canapa contiene una percentuale di lignina più bassa rispetto agli alberi. Questa è una sostanza collosa che mantiene unite le fibre di cellulosa e necessita di acidi per essere sciolta. Inoltre, la fibra di canapa è naturalmente bianca, a differenza di quella di legno, che è di colore scuro e deve essere trattata con sbiancanti chimici.

Rispetto alla carta prodotta dalla cellulosa quella in canapa risulta quattro volte più resistente e può essere riciclata fino a sette volte contro le tre della prima.

Carta Muriel: carta ruvida fatta a mano con materie prime di scarto

Il riciclo è alla base di Carta Muriel, progetto dell’artigiana veneta Sonia Padovanello. Sonia produce a mano una carta ruvida, che poi decora con fiori pressati, a partire da rifiuti cartari e scarti di tessuti in fibra di canapa. Questi ultimi le vengono forniti da Filotimo, brand italiano che produce abbigliamento slow fashion con tessuti naturali, fra cui appunto la canapa. Una collaborazione nata nel 2016 dal desiderio congiunto di ridurre gli sprechi.

Sonia scopre il mondo della carta fatta a mano mentre vive negli Stati Uniti e, una volta tornata in Italia, decide di affiancarla al suo lavoro in ufficio di allora: «Ogni pratica, ogni documento veniva stampato e archiviato in cartaceo, cosa che generava un’elevata quantità di rifiuti cartacei. Così, ho cominciato a portare a casa questi scarti e a utilizzarli per creare nuova carta con un metodo artigianale».

Un hobby che a un certo punto Sonia decide di trasformare in lavoro e si forma con Sandro Tiberi, mastro cartaio di Fabriano. Nel 2020 nasce Carta Muriel, che ha oggi sede in Lessinia, in una casa-bottega dove Sonia lavora e vive con la sua famiglia, sfruttandone il giardino per reperire i fiori che utilizza per decorare i suoi prodotti.

Carta Muriel
Carta Muriel

Carta a partire da rifiuti cartari e tessili: processi produttivi a confronto

Il processo produttivo in sé è il medesimo indipendentemente da che la materia prima sia costituita da rifiuti cartari, che Muriel reperisce collaborando con uffici del territorio, o da scarti dell’industria tessile, come gli abiti in fibra di canapa di Filotimo. A differire è il modo con cui la materia prima viene preparata alla successiva lavorazione artigiana.

Nel caso della carta da riciclare, questa viene immersa in acqua calda e la si lascia in ammollo fino a che non si sfalda. Diversamente, il tessuto viene sminuzzato e poi sottoposto a una fase di bollitura nella soda caustica: «La canapa, che è una fibra particolarmente dura, può richiedere fino a sei ore di bollitura per essere ridotta allo stato di poltiglia necessario, ma consente anche di ottenere una carta più resistente. La soda caustica funge da acceleratore in questo processo».

Una volta ridotte a poltiglia, le diverse materie prime vanno incontro alla stessa lavorazione. Vengono inserite in un tino pieno d’acqua per ridurne la densità. Successivamente vi si inserisce un telaio al fine di setacciare l’impasto così ottenuto: «Questo strumento è dotato di una rete che permette di raccogliere la materia filtrando l’acqua». L’impasto viene quindi staccato dal telaio e trasferito ad asciugare su un panno di cotone: «Si crea poi quella che in gergo si chiama posta, ovvero si fa una pila composta da vari strati di carta intervallati ad altrettanti panni di cotone. Per facilitarne l’asciugatura la posta viene inserita sotto una pressa, che consente di rimuovere l’acqua residua e dà anche forma ai nuovi fogli di carta».

Proprio l’acqua è, insieme ai materiali di scarto, una delle materie prime utilizzate da Muriel. Al fine di evitare sprechi Sonia raccoglie l’acqua derivante dalla pressatura e la riutilizza all’interno del suo ciclo produttivo.

Carta Muriel
Carta Muriel

I ritmi della natura determinano la ruvidità della carta

Dopo essere stati pressati, i fogli di carta vengono staccati dai rispettivi stracci e lasciati asciugare all’aria aperta. Le produzioni di Sonia sono, quindi, influenzate dalle stagioni e dal clima: «D’estate riesco a produrre di più perché la carta asciuga in fretta, mentre d’inverno il freddo e l’umidità dilatano i tempi e riducono la produttività».

L’asciugatura all’aria aperta è responsabile della ruvidità di Carta Muriel: «La texture della carta dipende dal metodo di asciugatura che si utilizza. I miei prodotti sono caratterizzati da una texture grezza, ruvida, perché seguono i ritmi della natura».

Una ruvidità accresciuta anche dai fiori pressati ed esiccati con cui Sonia decora i suoi prodotti, sottolineandone la materialità e la connessione con la natura. Si tratta di un’altra tecnica dalle origini antiche, storicamente utilizzata per compilare gli erbari. Il primo a farne uso sarebbe stato il medico e botanico italiano Luca Ghini nel Cinquecento.

Sonia coltiva i fiori personalmente in giardino e li pressa utilizzando dei cartoni di recupero. Vengono lasciati in pressatura per tre settimane e poi incollati ai fogli come elemento decorativo.

Carta Muriel
Carta Muriel

Industria tessile e cartaria: un possibile connubio sostenibile?

Con Filotimo Muriel sta esplorando le potenzialità di un connubio fra l’industria cartaria e quella tessile in termini di ecosostenibilità. In Italia si stima che l’industria tessile generi centosessantamila tonnellate di rifiuti, pari a circa cinquecento milioni di vestiti, un trend in costante crescita. A livello europeo i dati mostrano uno scarto di oltre dodici milioni di tonnellate, di cui solo il ventidue percento viene riciclato. E l’industria tessile sarebbe responsabile del venti percento dell’inquinamento globale.

Utilizzare nella produzione di carta gli scarti del settore tessile ne ridurrebbe l’impatto e allo stesso tempo fornirebbe all’industria cartaria una materia prima più sostenibile della cellulosa. Un limite potrebbe, però, essere costituito dalla composizione dei tessuti. Per produrre carta si sono sempre utilizzate fibre di origine naturale, come appunto la canapa: «Oggi, invece, la maggior parte dei vestiti sono realizzati con tessuti sintetici, come il poliestere. Viene, dunque, da chiedersi se sia possibile realizzare prodotti cartari di qualità a partire da simili tessuti, spesso scadenti».

Oltre il sessanta percento delle fibre tessili attualmente prodotte deriverebbe, infatti, dal petrolio. Proprio dai tessuti sintetici proverrebbe l’otto percento delle microplastiche europee rilasciate negli oceani, un dato stimato a livello globale fra il sedici e il trentacinque percento. Ogni anno una quantità di microplastiche tessili compresa fra le duecento e le cinquecentomila tonnellate si riverserebbe negli ecosistemi marini di tutto il mondo – sono state rinvenute anche in Antartide – per effetto della produzione, il lavaggio, l’utilizzo e lo smaltimento di materiali sintetici.

Oltre agli scarti tessili e cartari, la produzione di carta si può avvalere anche di altre materie prime di recupero: «Ci sono produttori di carta, a livello sia artigianale sia industriale, che hanno cominciato a utilizzare gli scarti degli agrumi e della frutta, oppure la polvere di pietra, che consente di ridurre il fabbisogno di acqua».

Carta Muriel
Carta Muriel

Carta Muriel

Carta Muriel è un progetto dell’artigiana veneta Sonia Padovanello, che in Lessinia realizza prodotti di cartoleria a partire da rifiuti cartari e tessuti di scarto in fibra canapa. Questi ultimi provengono dalla collaborazione con Filotimo, brand italiano slow fashion che realizza abiti con materiali naturali.

I prodotti di Carta Muriel, che si rivolgono principalmente al settore dei matrimoni e degli eventi, sono decorati con fiori esiccati di coltivazione propria e volutamente ruvidi. Nella sua casa-bottega Sonia tiene anche corsi in cui insegna a produrre la carta in casa e a pressare i fiori.

Debora Vitulano

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