La fragilità del legno e la memoria del passato incontrano le trasformazioni sociali e climatiche: l’architettura vernacolare lituana nell’opera di Augustas Serapinas all’ICA Milano
Archeologia Contemporanea: Augustas Serapinas e Wooden Travel all’ICA Milano
Augustas Serapinas indaga lo spazio inteso sia come entità fisica che come contenitore di strutture relazionali e gerarchiche, attraversando materia, storia e il concetto di trasformazione. Interessato alle pratiche relazionali degli anni Novanta, Serapinas esplora la spazialità come mezzo per investigare la nozione di incontro – come opportunità, atto o fenomeno – e le sue implicazioni nei processi di formazione dell’identità.
La sua ultima mostra, Wooden Travel, aperta al pubblico il 12 dicembre 2024 presso l’ICA Milano e visitabile fino al 15 marzo 2025. Curata da Chiara Nuzzi, la mostra si inserisce nel percorso di ricerca che la Fondazione ICA porta avanti dal 2019, approfondendo temi sociali e culturali che sostengono il panorama artistico contemporaneo.

Costruire ed esporre: le relazioni come ricerca metodologica
Al posto di un approccio basato su ricerche d’archivio o letture, il focus di Serapinas è sulle relazioni all’interno e all’esterno dello spazio espositivo. Come afferma egli stesso, il fattore umano guida la ricerca: «Mi interessa ciò che dura. Un’opera può essere esposta e poi rimossa, ma gli elementi sottostanti, il componente umano che è lì ogni giorno, quello mi interessa». Le persone che lavorano nelle istituzioni, i vicini, i visitatori abituali sono coloro che forniscono informazioni, diventando partecipanti attivi – se non vere e proprie espressioni – della ricerca, sempre condotta sul posto.
È raro che l’artista sappia in anticipo cosa installerà: deve prima visitare lo spazio, osservare le specificità architettoniche dell’ambiente e incontrare le persone che gravitano attorno ad esso. È un modo espressivo di scoprire, che porta alla luce come le relazioni – culturali, sociali, politiche e infine anche architettoniche – rendano un luogo unico. «Definirei la mia ricerca non necessariamente come site-specific, ma situazionale, specifica alla situazione e al contesto che incontro».
Cos’è lo spazio? Sovvertire il significato attraverso un’architettura nascosta
Nella pratica di Augustas, lo spazio espositivo diventa un contesto da esplorare su più livelli. Oltre al fattore umano insito in qualsiasi spazio funzionale, l’architettura di un edificio racconta: la posizione degli angoli o delle stanze vuote, l’ubicazione delle scale, l’accessibilità di particolari ambienti sono decisioni architettoniche che egli si propone di svelare e studiare.
L’analisi dello spazio fisico porta alla luce angoli dimenticati, stanze mai utilizzate o mai viste dal pubblico. Evidenziando le parti invisibili di un’istituzione, Serapinas svela dinamiche nascoste di gerarchie sociali, economia e memoria che riflettono il funzionamento di un luogo specifico.
Esemplare in questo senso è stato il lavoro Don’t You Know Who I Am? – Art After Identity Politics, una mostra tenutasi al MHKA, il Museo di Arte Contemporanea di Anversa, nel 2014. In questa occasione, l’artista ha collaborato strettamente con Georges Uittenhout, responsabile tecnico del MHKA, per identificare spazi nascosti, dimenticati e inutilizzati del museo. Il risultato è stato l’apertura di un foro in una delle pareti delle sale espositive al piano terra, permettendo al pubblico di accedere a un vano stretto, lungo e molto alto, altrimenti inesplorato. Sovvertendo le funzioni abituali della spazialità convenzionale, Serapinas ha giocato con nuove possibilità di incontro – ed esperienza – dello spazio: pragmatiche, emotive, culturali e locali.

Le pratiche relazionali degli anni Novanta
Le pratiche relazionali degli anni Novanta rappresentano un approccio artistico che pone al centro le interazioni sociali e le dinamiche umane, utilizzandole come materia dell’opera d’arte stessa. Nicolas Bourriaud, nel suo libro Estetica relazionale del 1998, ha teorizzato questo concetto, descrivendo un’arte che si sviluppa non attraverso oggetti materiali, ma attraverso relazioni, esperienze e momenti di condivisione. In questo contesto, l’opera d’arte non è più un oggetto autonomo, ma un evento o un processo che genera interazioni tra persone, sfidando le tradizionali categorie estetiche.
Gli artisti che adottano questo approccio cercano di coinvolgere il pubblico in modo diretto e attivo, trasformando gli spettatori in partecipanti. Ad esempio, Rirkrit Tiravanija, uno degli artisti simbolo di questo movimento, ha trasformato spazi espositivi in cucine temporanee, cucinando pasti per i visitatori. In questi momenti, il valore dell’opera risiedeva non nel cibo o negli utensili utilizzati, ma nella convivialità, nelle conversazioni e nelle connessioni che si creavano tra le persone presenti.
Un altro esempio è il lavoro di Felix Gonzalez-Torres, le cui installazioni spesso incoraggiavano la partecipazione diretta del pubblico. Una delle sue opere più celebri consisteva in pile di caramelle che i visitatori potevano prendere e portare via. Questo gesto apparentemente semplice simboleggiava temi più profondi come la generosità, la perdita e l’idea che l’arte potesse disperdersi e continuare a vivere attraverso le esperienze personali di chi ne fruiva.
Anche Liam Gillick ha utilizzato spazi espositivi per creare ambienti di discussione e collaborazione, in cui i visitatori erano invitati a partecipare attivamente al processo creativo. Il suo lavoro trasformava la galleria in uno spazio dove il dialogo e la condivisione diventavano l’opera stessa.
Queste pratiche dimostrano come l’arte relazionale non miri a produrre oggetti tangibili o permanenti, ma esperienze effimere che vivono nel momento dell’interazione. Si tratta di un’estetica radicata nella condivisione, dove l’incontro umano diventa il cuore pulsante del gesto artistico.
Materia: sintomi e conseguenze del cambiamento climatico
La materia di cui sono fatti oggetti o case è intrinsecamente legata alla loro funzione e alla loro storia. Un oggetto viene creato utilizzando le risorse disponibili, presenti nelle aree circostanti o accessibili in base alle condizioni climatiche. Ad esempio, un pupazzo di neve è fatto di neve: può esistere solo se le condizioni meteorologiche lo permettono. Ma cosa accade all’esistenza dell’oggetto se queste condizioni generali cambiano? Due mostre di Serapinas hanno analizzato proprio questo tema, evidenziando come la materia sia connessa a un luogo – alle sue tradizioni e alla sua storia, ma anche alle sue condizioni climatiche fisiche.

February 13th e Mudmen: quando le opere d’arte diventano testimonianze dei cambiamenti globali
La mostra personale February 13th, tenutasi presso Emalin a Londra nel 2019, ha presentato una serie di statue di neve realizzate da bambini anonimi a Vilnius, prelevate dai parchi giochi, caricate su un furgone e portate nel Regno Unito. Trasponendole, Serapinas ha salvato i pupazzi di neve da una distruzione inevitabile: il loro naturale scioglimento. Questo concetto di preservare attraverso la rimozione è centrale nella sua pratica e porta con sé molteplici livelli di significato. Se qualcosa esiste e non viene curato o semplicemente lasciato com’è, è destinato a morire o, in ogni caso, a deteriorarsi.
Il trasferimento dei pupazzi di neve e la loro reinstallazione in un contesto diverso hanno mostrato da un lato la loro storia e il loro luogo d’origine, mentre dall’altro hanno permesso loro di sopravvivere proprio perché rimossi dal loro “habitat”.
Collegata a questa mostra vi è stata una seconda esposizione, tenutasi nel 2020 alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Riga. Inizialmente, Serapinas voleva esporre nuovi pupazzi di neve presi da Riga. Tuttavia, quell’anno la Lettonia ha vissuto un inverno insolitamente caldo, senza neve.
Invece di ripensare l’intera esposizione, Serapinas ha deciso di ricreare i pupazzi di neve utilizzando fieno, terra e fango. La nuova mostra, ribattezzata Mudmen, è diventata così una riflessione non solo sulla specificità geografica dei materiali ma anche sui fenomeni globali: il cambiamento climatico ha costretto l’artista a trasformare le sue opere, ricorrendo ad altri materiali disponibili, testimoniando così il problema sottostante del riscaldamento globale.
Architettura vernacolare e tempo storico
In gran parte del lavoro di Serapinas emerge spesso un’architettura caratteristica della Lituania. Gli alberi di legno della sua regione danno vita a ciò che è noto come architettura vernacolare: uno stile regionale o locale che utilizza materiali e risorse convenzionali della zona in cui è situato l’edificio. In molte delle sue mostre, Serapinas trasporta elementi di queste case in sedi museali o gallerie: a volte si tratta di un tetto, altre volte di una casa intera, smontata e ricostruita in un contesto completamente diverso.
Questa fascinazione per l’architettura tradizionale locale deriva dall’idea che la sottende: l’eredità. «Sono affascinato dall’architettura vernacolare lituana perché rappresenta una zona grigia del patrimonio. Cosa è patrimonio e cosa non lo è? E chi lo decide?»
Inoltre, i materiali nell’architettura raccontano la storia dell’evoluzione: in Lituania, ad esempio, dopo la Seconda Guerra Mondiale le case hanno iniziato a essere costruite in cemento, relegando al passato le vecchie case di legno. I materiali sono strettamente legati alla memoria culturale e rappresentano i segni del tempo.


Wooden Travel: installazione site-specific all’ICA Milano
Le case di legno dell’architettura vernacolare lituana sono simboli di un tempo fragile: il legno, come materiale, non è durevole, non è considerato sicuro ed è soggetto a deteriorarsi con il passare del tempo. L’incapacità del legno di conservarsi autonomamente interessa Serapinas per le sue due implicazioni: o si deve mantenerlo costantemente oppure utilizzarlo e trasformarlo. Smontando vecchie case di legno dal loro luogo d’origine e ricreandole nelle sue opere artistiche sparse in tutto il mondo, Serapinas ricontestualizza queste architetture lignee e le salva dal degrado, agendo nel presente per preservare il passato dal proprio futuro.
«Le mie opere in legno si riferiscono all’archeologia contemporanea: scavi oggi qualcosa che probabilmente non esisterà in futuro».
La mostra Wooden Travel all’ICA Milano prosegue la sua riflessione sull’architettura vernacolare e sulla trasformazione sociale e materiale che si condensano nello spazio abitativo. Le condizioni abitative contemporanee della stessa Lituania si adattano al trascorrere del tempo, spinte dall’industrializzazione e dall’accesso a materiali diversi resi disponibili dalla globalizzazione. Nelle sue installazioni, Serapinas mette a confronto questo patrimonio tradizionale con la scultura monumentale moderna, dando vita a un’opera che è sia artistica che socialmente rilevante.
Ricostruendo case, trasportando tetti o ricostruendo muri, Serapinas si interroga su cosa rimanga: del materiale specifico, ma anche in generale delle tracce lasciate dall’uomo. Le spolia del passato sono destinate a scomparire: l’unico modo per far sopravvivere il passato è attraverso la trasformazione.
Augustas Serapinas
Augustas Serapinas (nato nel 1990 a Vilnius) racconta storie di luoghi, persone e memorie site-specific attraverso le sue installazioni. Rimuovendo le proprietà abituali di specifici spazi e oggetti e attribuendo loro nuove caratteristiche, Serapinas modifica le nostre percezioni precedenti. Attraverso questi spostamenti spaziali, ripensa lo spazio (e lo spazio intermedio) come luogo pubblico, rendendo visibili le funzioni istituzionali, gerarchiche o economiche derivanti dalle condizioni architettoniche.
In molte delle sue opere si confronta con il suo paese d’origine, illuminando con sottigliezza e ironia aspetti della geografia, della storia e della cultura della Lituania. La sua pratica artistica è caratterizzata da un coinvolgimento spontaneo e soprattutto intenso con il contesto immediato. Lavora spesso con le persone del quartiere, coinvolgendole attivamente nel processo creativo.
Augustas Serapinas si è laureato all’Accademia delle Arti di Vilnius nel 2013. Le sue opere sono state esposte in numerose biennali, tra cui la 57ª Biennale di Venezia, Riboca2 e la Biennale d’Arte di Toronto. Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche come il Tate, il Centre Pompidou, il Musée d’Art Moderne de Paris, la Pinakothek der Moderne e il M HKA. Tra le sue prossime mostre personali figurano il CAC di Vilnius, l’ICA di Milano e il Bündner Kunstmuseum.
Sara Van Bussel
