Maria Callas, dopo teatro, a tavola cenare fotografia bianco e nero
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Maria Callas: la ruvidità di voce e di carattere in Maria di Pablo Larraín

La voce ruvida di una donna ruvida, nel biopic sulla Callas interpretata da Angelina Jolie: la recensione dopo la prima proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia

Maria, la voce ruvida – il canto non deve mai essere perfetto

Maria Callas non vuole ascoltare la registrazione della sua voce sul disco. Siamo alla metà del film: la scena ha luogo in un caffè parigino, sul fronte l’insegna Acapulco. È tardi, Maria è l’ultima avventrice della giornata, il locale sta per chiudere: al bancone, il barista la rassicura dicendole di aver fatto una telefonata a casa sua così che il maggiordomo possa arrivare a prenderla con l’auto. Maria è in preda alle allucinazioni, sotto farmaco psichiatrico, forse non sa dove si trova. Il barista vuole porgerle omaggio e accende il giradischi, alza il volume e il suono della voce della Callas riempie il salon vuoto. Maria passa dalla posa dimessa a quella di tigre ruvida e ringhiosa, alza il tono, vuole imporre di spegnere, di fermare il disco. Una donna la cui voce è stata incisa su un milione di vinili, dice all’uomo che no, il canto non dovrebbe mai essere fermato da un disco, perché sul disco il canto diventa perfetto, e il canto non deve essere mai perfetto.

La voce della Callas non era la voce di un angelo – forse quella di un animale, una belva che magari possa abitare il Paradiso ma pur sempre belva. Muovendosi tra le note, strofinava suoni gutturali, graffi, schiaffi. Una voce ruvida che si rompeva nei seni nasali. Una voce che nasceva dalle viscere dell’intestino, che era spinta da muscoli, sangue, rabbia e linfa: il diaframma dava forza come torsione. Quando in difficoltà, più avanti negli anni, quando lo studio e il rigore sarebbero venuti meno per la distrazione dell’amore per Onassis e per la vita mondana con cui Onassis l’assediava e conquistava, Maria avrebbe dato spiegazione cliniche delle sue incertezze sul canto: l’intestino spasmodico che bloccava il diaframma togliendogli forza, le cavità chiuse dall’infiammazione, i fasci delle spalle indolenziti. Secondo il testo di Camilla Cederna, i medici comprendevano la faringe della Callas come una meraviglia anatomica inserita in un sistema muscolare e parasimpatico indebolito e umiliato. 

Meneghini-Callas in Via Buonarroti e il paragone con la Tebaldi alla Scala di Milano

Negli anni del suo successo, Maria Callas viveva a Milano in via Buonarroti ed era la moglie del commendatore Battista Meneghini. I due furono sposati per dieci anni, amandosi come bambini – in macchina, tornando da Verona, i coniugi si vollero fermare alla soglia del bosco per intrufolarsi e darsi un bacio. Capricci, dicerie, pettegolezzi – amore o meno, la coppia Meneghini Callas era una firma aziendale: la Callas avrebbe poi dichiarato che del suo matrimonio, otto di quei dieci anni erano trascorsi nel bianco del letto. Il commendatore Meneghini si occupava del lavoro di lei nel ruolo di impresario, cercando di porre in toni più tranquilli le civettate tra Maria e Renata Tebaldi. Un esempio tra i tanti, in un’intervista al Time, la ruvida Callas disse: «Paragonare me alla Teobaldi è come paragone champagne al cognac – anzi, alla Coca Cola». La Tebaldi rispose: «Si sa come anche lo champagne, con il tempo, diventa aceto». Nel film di Pablo Larraín, la diatriba con Tebaldi non appare, così come poco la vita della Callas a Milano, se non qualche frammento alla Scala, in esterna e sul palco. 

Angelina Jolie alla Scala – la riproduzione della voce della Callas

Un operatore della Scala era in teatro durante le riprese del film. Raccontava che, per meglio recitare, Angelina Jolie aveva imparato i brani e il canto, e sul palco usava la sua voce in diretta. Ha cantato le parti per poter meglio recitarle – poi il suono si è unito ed evoluto per incontrare le registrazioni restaurate dei concerti della Callas e gli interventi di un soprano professionista. Non si trova parere unanime né certezza sui metodi usati, ma si può supporre la tecnologia abbia mescolato le diverse fonti elaborandole in un risultato coerente con il timbro originale della Callas. Nel film, quando Maria ha la voce indebolita, quando incontra le stonature troppo crude, sembra siano state usate le incisioni dei concerti in Giappone, quando la voce era affaticata.

Angelina Jolie a Venezia per Maria, la spilla di Cartier in calcedonio, le vene delle mani e degli avambracci

Arrivando a Venezia la mattina del 29 agosto, Angelina Jolie indossava una spilla di Cartier: un leopardo con gli occhi di smeraldo e la grafica laccata in nero, arrampicato su un calcedonio. Il calcedonio è un quarzo traslucido, una delle dodici gemme consegnate a Mosè sul Monte Sinai. Secondo le tecniche magiche, il calcedonio è un rimedio contro gli incubi e contro le fantasticherie. La spilla risale al 1971 quando Maria Callas la acquistò da Cartier. Angelina Jolie la indossa in una scena del film, e con la stessa si presentava ai giornalisti quella mattina. Un abito compatto e nero così da metter in mostra la spilla – ma per alcune foto, i capelli scivolavano sulle spalle e andavano a coprirla. In altre foto, si possono comprendere i polsi della Jolie, e le vene degli avambracci. Ancora più evidenti, sono le vene sulle sue mani. Nelle immagini scattate più tardi quella sera, al suo arrivo per la prima proiezione pubblica, si notano la magrezza, le labbra rosse, i tatuaggi – e ancora le vene, oneste e sincere quanto nervose, che pulsano quando Jolie si tocca le dita delle mani, o camminando, se le porta dietro la schiena. 

Maria Callas con la tipica veletta in testa
Maria Callas con la tipica veletta in testa
Maria Callas, Marylin Monroe
Maria Callas, Marylin Monroe
Maria Callas, autografi
Maria Callas, autografi

La magrezza di Maria Callas e la leggenda della Taenia

Era parte dell’interpretazione di Maria Callas: la Jolie entrando nella sala del cinema a Venezia, era di nuovo nei panni della Callas. Nervosa, fragile, ruvida – un sorriso fermo, affaticato nella sua bellezza, disposto ai gioielli, mentre ancora quelle vene sulle sue mani e sotto la sua pelle erano grafiche cinematografiche. La diva è una soltanto, Maria Callas, riviveva in Angelina Jolie: la sua magrezza fece rumore e clamore negli anni Cinquanta del secolo scorso. Maria Callas era diventata celebre sul palcoscenico con i suoi novanta chili di stazza, le guance pingui, il doppio mento da soprano, il seno abbondante. Passò un anno appena, e riapparve sulle scene con almeno trenta chili in meno. Dall’America, i giornalisti telegrafarono a Camilla Cederna per sapere quale dieta la Callas avesse fatto, quale medico l’avesse curata e in quale centro. Rimase un mistero – se non per una leggenda che bisogna prendere con il beneficio del dubbio e che alimentò il mito. Pare che Callas, insieme a un bicchiere di champagne gelido, avesse ingerito una larva, la Taenia, comunemente conosciuta come il Verme Solitario, che divora gli alimenti ingeriti da chi lo ospita. Non si ha certezza di tanto. 

Teatro dell’Opera di Roma, Maria Callas, Norma, 2 gennaio 1958

In quegli anni, il dibattito sul mondo della lirica era acceso come oggi lo è il dialogo allo stadio. La Callas era un personaggio divisivo, per la sua rivalità con la Tebaldi. Due fazioni, per la Callas o per la Tebaldi, così come per la Lazio o per la Roma, per l’Inter o per il Milan. Per Roma o per Milano – le due locomotive di Italia, messe a confronto e in rivalità di binario. La Callas era emblema della Scala di Milano, quando arrivò a Roma era la Milanese, detto con un tocco dispregiativo. Snob come tutta la città del nord, capricciosa, ombrosa e uggiosa come la nebbia padana. La Callas salì sul palco del Teatro dell’Opera di Roma per la Norma il 2 gennaio 1958. Una serata di gala, inviti in platea, pubblico pagante in galleria, e il Presidente della Repubblica Gronchi nel palco d’onore. Durante il primo atto, la sua interpretazione della Casta Diva le regalò un fischio dal loggione, subito coperto da applausi di incoraggiamento dei suoi più fedeli. All’intervallo, in camerino, Callas cadde nella stizza e forse alla furia: disse che non stava bene, e che non avrebbe più cantato, che per nessuna ragione al mondo sarebbe risalita sul palco quella sera. Il teatro non aveva, come avrebbe dovuto per una notte come quella, un’interprete di riserva. L’opera fu interrotta, il presidente Gronchi se ne andò. La gente in strada inveì contro la Callas che dovette scappare passando per un sotterraneo rifugiandosi all’Hotel Quirinale. Ci fu un’interrogazione in Parlamento. La notizia e lo scandalo viaggiarono a Parigi, Londra, New York. Ne parlò il mondo intero. Fu forse quella sera l’inizio di una lenta decadenza della Callas, ma il mito esplose; la celebrità vive di ruvidità umana, il dolore e il capriccio, la vergogna e lo smacco – la fragilità. Angelina Jolie ha studiato questa parte.

Elsa Maxwell e Maria Callas – l’amore e la gelosia

Elsa Maxwell era innamorata di Maria Callas. Scrittrice, giornalista, la Maxwell con le sue relazioni e la sua voglia di intrattenere, far divertire e organizzare feste, aveva reso il Lido di Venezia una tappa nel lento girovagare dell’alta società degli anni Quaranta e Cinquanta, quella Café Society che emerse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e che presto avrebbe preso il nome di Jet Set. The Hostess with the Mostes’ – così la Maxwell fu indicata da Irving Berlin in una canzone, e così sarebbe rimasta celebre. Lesbica mai nascosta, ma neanche dichiarata – si innamorò della Callas quando la Callas era sposata con il Meneghini, forse davvero senza andarci a letto. C’è chi dice che fu Maxwell a presentare Callas a Onassis – ma questo nel biopic di Larraín non succede. Maxwell litigò con Callas e se ne allontanò quando la relazione con l’armatore diventò tutto fuorché platonica, e la gelosia non poté reggere. Maxwell avrebbe poi presto litigato anche con Wallis Simpson, duchessa di Windsor, ma questa è un’altra storia.

Pablo Larraín: in una scena di Maria, l’incontro tra la Callas e John Kennedy

Nel biopic di Pablo Larraín, esiste la scena di un incontro che non si ha certezza avvenne nella realtà – quando John Kennedy si siede al tavolo con Maria e sono soli, perché le guardie hanno allontanato gli astanti. Poco prima, Marylin Monroe cantava buon compleanno al presidente, con cui si presume proseguì i festeggiamenti nell’intimità di un letto e concedendo la voluttà di tanto burro. Ora, potrebbe essere l’indomani mattina, Kennedy è seduto composto di fronte a Maria. Maria gli domanda dove mai possa essere stata Jackie, quella stessa notte, e non nasconde il fastidio: lo accusa di aver abbandonato una moglie che era andata a consolarsi dall’unico uomo che Callas voleva per sé. Callas si alza, e lascia Kennedy in altrettanto fastidio. A noi spettatori rimane negli occhi la ruvidità della Callas che Jolie ha saputo recitare.

Onassis detestava l’opera, non era interessato alla musica. Maria Callas scoprì il matrimonio tra Onassis e Jackie da un notiziario. La voce di Maria Callas andò indebolendosi negli anni. L’amore per Onassis aveva dato inizio alla distrazione. La dedizione all’arte e alla sua leggenda era crepata, la frattura sarebbe diventata insanabile. La colpa fu la nostalgia, che reagì con il carattere, l’irragionevolezza, l’orgoglio ruvido di una donna che poté fare tutto con le sue corde vocali, ma fu sconfitta. I ricordi le avrebbero bruciato le placche neuronali. A Montecarlo, la Callas non era ricevuta a palazzo perché la concubina di un armatore la cui troppa ricchezza era fastidiosa per i sovrani di un piccolo lembo di terra sul mare – eppure, la concubina metteva in ombra la principessa Grace, perché per quegli anni, la vera regina d’Europa, era solo Maria Callas. Il declino è la storia di questo film.

Carlo Mazzoni

Maria Callas a Venezia
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Maria Callas, dopo teatro
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Maria Callas e Pier Paolo Pasolini
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Maria Callas al Lido di Venezia
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Angelina Jolie Press Conference BW 29 August
A Venezia, Angelina Jolie indossava la spilla che Maria Callas acquistò da Cartier nel 1971
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