Nel volume Napoli Amore, edito da Assouline, Cesare Cunaccia esplora l’organismo vivo della città – Napoli è archeologia viva – ogni strato di storia si innesta su un altro, generando cortocircuiti temporali
Intervista a Cesare Cunaccia, autore per Assouline di Napoli Amore – la presentazione all Museo Madre
Napoli è un territorio di stratificazioni, dialoghi, storie. Un contesto in cui passato, presente e visioni future convivono in modo fluido, senza percorsi lineari. «Il mio assioma è che Napoli è l’unica vera idea di metropoli in Italia» – afferma Cesare Cunaccia, autore per Assouline di Napoli Amore. Il volume, presentato il 5 febbraio al Museo Madre di Napoli, si inserisce nella collana Travel Series della casa editrice. Non è una guida turistica e neanche una celebrazione nostalgica. Si tratta di un’ampia riflessione sulla città, sulle sue profondità culturali, sulle sue contraddizioni e sul suo rapporto con il tempo.
Un itinerario fotografico e narrativo tra luoghi, riti e figure di Napoli
Cesare Cunaccia, già autore di altri titoli per Assouline, ha scelto un approccio che sovverte il classico viaggio per immagini. Propone un itinerario tra luoghi, riti, figure e percorsi che rimettono al centro la natura metropolitana della città. L’autore sceglie di privilegiare un approccio aperto, con scatti fotografici di epoche diverse, narrazioni e riferimenti a usi, costumi e forme di cooperazione. Ha riunito testimonianze di fotografi come Herbert List, Mimmo Jodice, Luciano Romano, Ferdinando Scianna, Sam Gregg, Ciro Pipoli, Brett Lloyd, Roberto Salomone, Dario Borruto e Antonio Monfreda. Ognuno propone inquadrature che evidenziano contrasti urbani, aspetti marini, presenze sacre, iniziative di quartiere e rimandi a consuetudini popolari. L’autore, nel testo di accompagnamento, illustra ciò che considera un quadro complesso, frutto di incontri, stratificazioni e spinte che spesso superano gli schemi.
Napoli, una metropoli globalizzata da sempre
«L’identità di Napoli è comprensiva di mille altri apporti. È una città globalizzata da sempre, avant la lettre – e, in senso positivo, ha inghiottito di tutto, anche le dominazioni. Le ha fatte sue, risputate fuori come acquisizioni e laboratori di cambiamento». L’essenza di Napoli non si riduce a una singola definizione. Ingloba periodi ellenistici, ricordi medievali, eredità vicereali, spinte borboniche e forme di adattamento contemporanee. Luogo di contrasti, qui le energie di superficie si sommano a un sottosuolo animato da culti popolari e resti di antichi passaggi.
Oltre l’iconizzazione di Napoli: chiaroscuri, contraddizioni e culti popolari
La città è spesso vittima di un’eccessiva iconizzazione: un fenomeno che la cristallizza in stereotipi, siano essi positivi o negativi. «Giuseppe Galasso diceva che questa iconizzazione esagerata, nel bene e nel male, finisce per compromettere la verità di Napoli. Il mio obiettivo è raccontarla oltre i luoghi comuni, i pregiudizi e le esaltazioni»
«Napoli è fatta di chiaroscuri e contrasti, come ogni metropoli. Duplice e speculare: in superficie ribolle di vita e solarità, un fiume impetuoso di voci e luci; nel sottosuolo, invece, cela cavità smisurate, ipogei, una rete di antichi acquedotti, catacombe e cimiteri sorti dopo apocalittiche epidemie. Qui, teschi anonimi – le anime pezzentelle – vengono adottati e vezzeggiati con piccoli doni e fiori di carta, in un culto popolare che sfida il tempo. È il regno di echi e ombre, di presenze oscure e del capriccioso, volubile Munaciello».


Un mosaico permanente: passato, presente e futuro si fondono
Nel libro Napoli Amore, Cesare Cunaccia osserva l’alternanza costante tra ambienti che emergono e spazi che si trovano nel sottosuolo. Segnala l’impatto di vicende remote, di passaggi di regni e dinastie, di dominazioni che hanno lasciato un’eredità destinata a fondersi con elementi autoctoni. Napoli, afferma l’autore, si è trasformata in un mosaico permanente, soggetto a continui processi di riscrittura. «Mi piace perché cambia sempre, non è mai la stessa e non a causa dell’esotizzazione in corso, ma proprio per la sua caparbietà di esistere in forme ancestrali, per la resilienza, caratteristiche scostumate ed evolute che ne fanno un laboratorio di futuro spiazzante, ma che sorprende per la lettura bruciante».
Monumenti e opere sociali: Palazzo Donn’Anna e Albergo dei Poveri
Le pagine del volume coinvolgono monumenti, strutture assistenziali, reti di quartiere e feste popolari. Cunaccia nomina Palazzo Donn’Anna, realizzato nel XVII secolo da Cosimo Fanzago, proiettato sul mare come una piattaforma destinata a suggerire visioni sceniche. Cita la mole dell’Albergo dei Poveri, frutto di un progetto iniziato da Carlo III e dalla moglie Maria Amalia di Sassonia, nato con l’intento di offrire opportunità a chi si trovava in condizioni di miseria. «Napoli incarna questa grandezza nei suoi edifici, testimoni di epoche diverse. Come il secentesco Palazzo Donn’Anna a Posillipo, sospeso sul mare come un’enorme imbarcazione, opera di Fanzago, regista del barocco napoletano. O l’Albergo dei Poveri, colossale e ambiziosa costruzione che, a differenza di altre istituzioni simili in Europa, non si limitava all’accoglienza, ma mirava a educare gli indigenti attraverso il lavoro, per aiutarli ad affrancarsi dalla miseria».
Governare Napoli? Una sfida continua tra iniziative private e pubbliche
Ma si concretizzano anche progetti architettonici più recenti, grazie a spinte ispirate a ideali sociali e culture d’avanguardia. Napoli è una città segnata da iniziative pubbliche e private, attraversata da fasi di slancio e momenti di stasi. «Nessuno è mai riuscito a governare Napoli», scriveva lo storico Fernand Braudel. È una città di persone umane, troppo umane, dove questo sodalizio, nel bene e nel male, ha generato dinamiche di sopravvivenza, spesso a dispetto della fragorosa assenza delle istituzioni. Napoli si regge su meccanismi di autogestione: individui, famiglie, confraternite e reti associative creano soluzioni di emergenza, sostegno e valorizzazione del territorio.
«Il libro non è didascalico, ma vive di cortocircuiti temporali, seguendo quel folle ritmo di rumba e tammurriata, quella febbre tellurica che vibra negli sguardi brucianti e parlanti degli occhi. Un’incredibile ricognizione stratificata, dove passato remoto, presente e futuro si sovrappongono, proprio come accade in una città che è un gâteau millefeuille, un luogo dove tutto è possibile e ogni frammento si accumula in un arazzo vertiginoso».

Rione Sanità e Anticaglia: la città archeologica e il tessuto urbano vivo
L’autore conduce il lettore attraverso un percorso che attraversa il cuore e le periferie di Napoli. Tra gli esempi, l’area dell’Anticaglia, dove riaffiorano i resti di un antico teatro romano. Cunaccia cita le scalinate ideate nel Settecento da Ferdinando Sanfelice, straordinarie invenzioni architettoniche che segnano alcuni palazzi del rione Sanità. Segnala inoltre strutture come Palazzo Serra di Cassano, Palazzo Spinelli ai Tribunali e Palazzo Ruffo della Scaletta, dove l’architettura diventa scenografia di un tessuto urbano che intreccia piani nobili, cortili e spazi popolari.
«Napoli è archeologia viva: i vasci dell’Anticaglia sorgono intorno al teatro dove Nerone debuttò come attore, la cui scena è ancora integra. Le scalinate visionarie di Sanfelice, che sfidano la gravità nel rione Sanità. Il decadente e magnifico Palazzo dello Spagnuolo, la scala circolare di Palazzo Spinelli ai Tribunali, la macchina cerimoniale di Palazzo Serra di Cassano, anticipata da una corte ellittica teatrale. Qui, il 3 settembre 1960, si tenne il sontuoso Ballo dei Re, ultimo bagliore di un’aristocrazia in dissolvenza, già proiettata nella café society».
Il Pio Monte della Misericordia e il Caravaggio che incanta da secoli
Il libro dà spazio anche a momenti in cui si intrecciano memoria collettiva e racconti contemporanei. Il Pio Monte della Misericordia mantiene da secoli una missione di solidarietà. All’interno di quell’istituzione si ammira uno dei dipinti più filmici di Caravaggio, passione di Pasolini e Derek Jarman, Le sette opere di Misericordia. «Il Pio Monte di Misericordia è stato fondato da un gruppo di nobili ragazzi, la meglio gioventù, per aiutare gli ultimi. Continua sotto un’egida di famiglie patrizie mai interrotta la sua missione di servizio per gli ultimi e gestisce un vasto patrimonio per impiegare risorse in opere assistenziali.
Devo molto a un gruppo di amiche che mi si sono strette intorno durante questo progetto e per la presentazione del volume: Esmeralda Ricci e sua figlia Angelica, Angela Caporella De Rosa, Alessandra Calise Martuscelli, Maria Giovanna Pisani Massamormile, il soprano Carolina López Moreno. Napoli è fatta da persone che formano catene virtuose, piattaforme di idee e di futuro. Anche questo significa l’unicità di un luogo che centrifuga ogni cronologia ed esalta emozione e ispirazioni continue».
La Cappella del Tesoro di San Gennaro: arte, devozione e tradizione popolare
La Cappella del Tesoro di San Gennaro è uno scrigno d’arte e di devozione, dove si conservano opere di grandi maestri e si celebra il celebre evento della liquefazione del sangue, legato a un sentimento popolare radicato. L’autore di Napoli Amore, Cesare Cunaccia, sottolinea la responsabilità collettiva che lega il popolo al Santo, attraverso le strutture della Deputazione di San Gennaro.
«Nella Cappella del Tesoro di San Gennaro il sangue che si liquefa, rovente come lava, tra sculture d’argento, capolavori di Domenichino, Lanfranco e Ribera. Un deposito di pietre preziose, gioielli e paramenti, arricchito nei secoli da monarchi e gente comune. Un patrimonio che appartiene ai napoletani, gestito dall’antichissima Deputazione del Santo».
Rigenerazione urbana e cultura nel Rione Sanità
Il filo conduttore del libro intreccia monumenti e pratiche quotidiane, con uno sguardo attento ai processi di rinascita nei quartieri un tempo marginalizzati. Cunaccia si addentra nel rione Sanità, dove operano figure come l’artista Christian Leperino, che ha trasformato una chiesa abbandonata in uno spazio di aggregazione per i giovani. «lavora nel suo studio ricavato nella chiesa barocca della Misericordiella, che ha strappato al degrado assoluto, restituendola alla comunità come centro culturale aperto ai ragazzi del quartiere».
Tra queste storie di rigenerazione c’è anche quella di Ciro Oliva, giovane pizzaiolo che ha trasformato la pizzeria di famiglia in un punto di riferimento, coinvolgendo collaboratori e residenti in un progetto che va oltre il cibo.

L’ipogeo dei Cristallini e Atelier Inès: l’energia creativa della Napoli sotterranea
«Alessandra Calise Martuscelli ha lasciato Milano per tornare a Napoli, recuperando un’antica dimora della famiglia del marito e restituendo alla città un tesoro dimenticato: l’ipogeo dei Cristallini, la tomba ellenistica più rilevante al di fuori della Grecia, ancora decorata con le pigmentazioni cromatiche originarie. Una Medusa ti fissa dall’ombra – ma ti ingenera pace più che paralizzarti con il suo sguardo fatale. Qui passava la strada, nell’età di Alessandro Magno. Un uovo di macramé in bronzo sta annidato nella tomba a fianco: è opera dell’artista Allegra Hicks, che due anni fa nella vicina cripta della Misericordiella ha realizzato una installazione dal titolo profetico Ti porterò nel Sangue».
Sempre nel Rione Sanità, al civico 138 di Via Cristallini, si trova Atelier Inès Arts & Suites, di Inès Sellami e Vincenzo Oste. Quello che fino al 1930 era un cinema-teatro a cielo aperto, oggi è un luogo unico dove l’arte dell’ospitalità si intreccia con il saper fare artigiano. È divenuto un punto di riferimento per il quartiere, una testimonianza viva del valore e dell’energia creativa di questa parte di Napoli.
Presentazione di Napoli Amore al Madre: Cesare Cunaccia e la Napoli contemporanea
Il racconto di Cesare Cunaccia si intreccia con il Museo Madre, polo d’arte contemporanea dove, il 5 febbraio 2025, l’autore presenta il libro. Il museo funge da catalizzatore per operatori culturali, collezionisti e artisti provenienti dall’estero, dimostrando la capacità di Napoli di dialogare con linguaggi e progetti innovativi. «Sono grato alla direttrice Eva Fabbris e al presidente Angela Tecce per la loro generosità. Il Madre è il termometro di una Napoli contemporanea, ricca di operatori culturali, galleristi e collezionisti, molti dei quali stranieri, che hanno scelto di vivere e lavorare qui».
Quale futuro per Napoli? La città-laboratorio in continua evoluzione
Nelle pagine finali, Cunaccia si interroga sul futuro della città, senza proporre ricette preconfezionate, ma tracciando possibili sviluppi: dalla valorizzazione del patrimonio artistico alla riorganizzazione degli spazi pubblici. Il suo auspicio è che le energie interne di Napoli trovino il supporto necessario per aprire nuove prospettive.
«Dedico questo libro a una persona che non c’è più: la sinologa Annamaria Palermo. Grazie a lei, infinite scoperte culturali in luoghi magici tra Capri e Napoli quando ero solo un ragazzo».
Matteo Mammoli

